Un questionario può avere molteplici finalità, ad esempio raccogliere dati da rielaborare, rilevare criticità, raccogliere consigli e suggerimenti; quando però il questionario è anonimo, normalmente si vogliono poter acquisire informazioni “delicate” che i soggetti non sarebbero altrimenti disposti a fornire. È proprio questo il caso del questionario anonimo che è stato di recente somministrato ad un gruppo di dipendenti del Comune di Monza al fine di rilevare la corruzione nei pubblici uffici.
I dati raccolti sono preoccupanti: su un giornale locale si legge che ” il 15% di chi ha compilato il questionario anonimo è convinto che nell’ente si verifichino episodi di corruzione, il 9,6% afferma di esserne stato testimone, l’11,5% di aver subito pressioni o proposte per far ottenere vantaggi non dovuti o corsie preferenziali.”
E ancora: il 17% dei dipendenti dichiara che “gli è stato domandato o ha sentito chiedere a colleghi di compiere atti fuori o al limite della norma mentre il 57% degli operatori pubblici non si sente adeguatamente supportato nel proprio lavoro.”
L’amministrazione comunale monzese cercherà dunque di correre ai ripari con una serie di interventi su persone e procedure, estenderà il questionario da un numero maggiore di impiegati e ha garantito maggior trasparenza in un futuro prossimo.
Ecco dunque che torna il concetto di TRASPARENZA, prassi che l’ attuale giunta guidata da Concetta Monguzzi, e con essa il Listone, non hanno mai smesso di promuovere ed applicare a tutte le procedure svolte dagli uffici pubblici. È stato da sempre ben chiaro a chi amministra Lissone dal 2012 che la corruzione danneggia la vita sociale e politica di un paese e ne frena lo sviluppo e che l’illegalità va contrastata sempre con forza.
Lo ribadiamo ancora una volta: la ricetta anticorruzione è fatta di pochi e semplici elementi, primo dei quali è la trasparenza.
Monza, corruzione in Comune: un dipendente su dieci dice che c’è (IlCittadinoMB – 15 feb 2020)