A lume di candela
Non si tratta, purtroppo, di una cenetta romantica, e neppure di un rigenerante ed emozionale bagno profumato… Leggiamo invece con grande tristezza e stupore di come una cittadina lissonese, fragile, con una disabilità e con una misera pensione, sia incappata prima nelle inflessibili procedure di una società fornitrice di energia elettrica, e poi nella gelida gestione del nostro Comune.
Sì, gelida. Come la casa comunale nella quale da due anni vive senza corrente elettrica, e quindi senza luce, senza frigorifero, senza possibilità di riscaldarsi con una stufetta o di farsi una doccia calda. La signora gode di una piccola pensione ed è sola, desolatamente sola, anche in questa incredibile vicenda. Ad oggi, infatti, il Comune non è ancora riuscito a venirne a capo e ad aiutarla a risolvere il problema della fornitura di energia elettrica. Quindi “a lume di candela” non è un modo di dire, ma un modo di vivere…
La nostra concittadina non utilizza certo i social per dar voce alla sua situazione, come invece fanno alcuni assessori che, ad ogni colazione, evento, passeggiata al mare o in montagna o festa, testimoniano la loro comoda vita. Il nostro assessore ai Servizi sociali Lo Faro, non raggiungibile e il nostro Vicesindaco inefficace. E la nostra Sindaca? Si nega: non ha ricevuto la signora. Forse non considera la situazione degna della sua attenzione.
Eppure, a Lissone una cosa così non si era mai vista. Ci chiediamo – e chiediamo a chi questa sindaca l’ha votata – se sia giusto lasciare per anni una propria inquilina al buio, quasi fosse relegata in una grotta.
E chiudiamo con una provocazione: caro lettore, se vuoi renderti conto esattamente di cosa si sta parlando, stasera prova a togliere la corrente elettrica a casa tua per 15 minuti. Poi moltiplica il disagio e le sensazioni per 730 giorni…
“Da due anni vivo senza corrente in casa” (Giornale di Monza – 3 set 2024)