Un giro di mazzette, appalti pilotati, infiltrazioni della ’ndrangheta e un sistema di potere definito “feudale” tra Varese e Milano. Questo è quanto emerso dall’inchiesta della Dda e che ha portato ad indagare a vario titolo ben 95 persone tra politici, amministratori pubblici e imprenditori.
E in tutto questo anche la Brianza ha avuto i suoi protagonisti: tre imprenditori – di Muggiò, Paderno Dugnano e Limbiate – indagati a vario titolo, un’azienda di Lesmo coinvolta in appalti sospetti e l’ex sindaco di Giussano (Pdl) indagato per corruzione.
Noi non siamo rimasti indietro perché anche Lissone ha avuto la sua “citazione” sulla stampa locale e nazionale: nel gennaio dello scorso anno, infatti, in una saletta privata della discoteca Noir a Lissone Daniele D’Alfonso – impresario nel ramo servizi ambientali – ha invitato per una serata di divertimento, ma soprattutto “di rappresentanza e di affari”, alcuni tra gli indagati eccellenti di questa indagine. (A proposito, è interessante e divertente leggere le intercettazioni riportate dai giornali sulle aspettative di D’Alfonso della serata e su come definisce il comportamento dei suoi ospiti…).
La proprietà e la gestione del locale, sia chiaro, non sono coinvolti nell’inchiesta; ciò detto, leggendo gli articoli di stampa, le telefonate e le frequentazioni a Lissone, ci sono dei precedenti di avvenimenti e frequentazioni che non sono trascurabili. Rileviamo, ad esempio, che secondo la testimonianza di Antonino Belnome, collaboratore di giustizia, il Noir era un posto in cui gli ‘ndranghetisti erano ospiti graditi e potevano consumare a volontà senza pagare un euro. La sicurezza del locale, poi, era gestita da Paolo De Luca, arrestato nel 2016 con l’accusa di associazione mafiosa.
Nonostante ciò, nel marzo 2018 la Lega Nord ha chiuso la propria campagna elettorale regionale proprio nei locali del Noir di Lissone, presente anche il Segretario nazionale lombardo della Lega. Certo, lascia un po’ perplessi la concomitanza di luoghi e persone che avrebbero suggerito una scelta diversa per un evento di quel tipo.
L’inchiesta sugli appalti, comunque, è in continua evoluzione ma le parole che in questi giorni sentiamo più spesso ripetere nei notiziari sono “nuova tangentopoli”. E quindi? Quindi occorre essere vigili, attenti e non mollare il terreno dell’impegno, della legalità e della trasparenza.
Tempi più lunghi per assegnare un appalto? Fa niente, nonostante alcuni consiglieri di opposizione spingano per assegnazione dirette e per “accorciare” la burocrazia.
Appalti a ditte non della nostra zona? Fa niente, perché una sana rotazione delle assegnazioni tramite bando evita “lobby” e i soliti noti come vincitori.
Procedure complicate? Fa niente, perché, se ben utilizzata, la burocrazia può essere il primo scudo contro il malaffare e contro i favoritismi.
Chissà se al centrodestra lissonese tutto questo è chiaro… Di sicuro, chi pensa che le mazzette e le infiltrazioni malavitose nella pubblica amministrazione (anche brianzola) non ci siano o siano “acqua passata”, si sbaglia di grosso.
Lavori pubblici assegnati a tavola. A Lissone il ritrovo della lobby (Cittadino – 11 mag 2019)
Tangenti Milano, la cena d’affari con i politici nella discoteca dove la ‘ndrangheta beveva a sbafo (IlFattoQuotidiano.it – 7 mag 2019)