Proprio qualche settimana fa, in occasione delle elezioni amministrative, evidenziavamo come ci sia ormai una distanza siderale tra la politica (e i suoi politici) e i cittadini. La scarsissima affluenza alle urne era un segnale ben chiaro e, dopo analisi, discussioni e polemiche, sembrava che i nostri rappresentanti avessero capito la lezione: occorre parlare di problemi seri, di fatti concreti, di diritti e di doveri.
Invece no. Mercoledì in Senato – grazie al voto segreto e a 40 franchi tiratori – è stato “affossato” il Ddl Zan che tratta di ”Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
E anche questa volta, a nostro parere, i nostri senatori hanno doppiamente fallito: hanno fallito nell’affossare il decreto-legge, ma anche nei modi. Alla lettura dell’esito della votazione, abbiamo assistito in Senato allo spettacolo indecente di grida da stadio con urla, applausi, senza alcun rispetto per chi ha votato diversamente e per noi cittadini, che dai nostri rappresentanti in Senato ci aspettiamo ben altro.
Sui diritti e sulla difesa dei diritti occorre essere coesi, senza dividersi per appartenenza politica o filosofia di vita. E questa volta nostri politici, tutti, hanno fatto una pessima figura.